12 Marzo 2017
Di
Federica Verona

Kitchen Pop-Up: una cucina mobile che ha bisogno di voi

Kitchen Pop-up è un progetto ideato da Gianmaria Sforza e Nicla Dattomo che per Super sono i curatori di Preferisco Qui e PopUpPublic di cui il primo step è un percorso di co-design e costruzione collettiva, finalizzato alla realizzazione di una cucina portatile da esterno pensata per supportare le pratiche di inclusione, condivisione e costruzione di comunità accoglienti che sono alla base del lavoro che, dal 2003, la Onlus Il Giardino Degli Aromi svolge all’interno degli spazi verdi dell’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini e che abbiamo conosciuto in uno dei nostri recenti tour.

 

Per essere realizzata, la cucina, ha però bisogno di un vostro voto.

Come fare? Il percorso è semplice e vi ruba solo 5 minuti del vostro tempo

1) Basta andare sul sito di AVIVA al seguente link: https://community-fund-italia.aviva.com/voting/progetto/schedaprogetto/16-728

2) Registrarsi o via mail o via Facebook

3) Ricevere una mail di conferma

4) Dare da 1 a 10 voti.

Di seguito il testo integrale di Kitchen Pop-Up elaborato da Gianmaria Sforza e Nicla Dattomo, con i disegni di Albi Paletta.

 

Cosa vogliamo fare Il progetto proposto riguarda la costruzione di un percorso di co-design e costruzione collettiva, finalizzato alla realizzazione di una cucina portatile da esterno. La Kitchen Pop-Up è pensata come dispositivo di supporto alle pratiche di inclusione, condivisione e costruzione di comunità accoglienti che sono alla base del lavoro che, dal 2003, la Onlus Giardino degli Aromi svolge all’interno degli spazi verdi dell’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini. Il “Libero Orto” del Giardino degli Aromi, a cui partecipano centinaia di abitanti del territorio (famiglie, giovani, adolescenti, pensionati, migranti), comunità e scuole, è un luogo di lavoro condiviso per volontari e persone in situazione di fragilità, alle quali vengono offerte occasioni di socialità, di valorizzazione del proprio “saper fare” e di conquista di una autonomia responsabile e rispettosa dell’altro, ma anche spazi di quiete e di ritrovamento di sé, attraverso il rapporto con la natura, con i cicli di vita e il tempo delle stagioni. La Kitchen Pop-Up diventa così uno strumento, ludico e legato ai momenti del riposo e della convivialità, ma non per questo meno necessario, di questo progetto che, a partire dall’orto comunitario e attraverso la sua cura, punta ad accompagnare il benessere psichico, emotivo e relazionale di persone in condizioni di disagio e a costruire un luogo di sosta, di approdo e letteralmente di rifugio, in particolare per migranti. La Kitchen Pop-Up è inoltre “mobile” perché pensata anche come veicolo di narrazione del paziente e quotidiano lavoro di recupero degli spazi verdi che Giardino degli Aromi svolge all’interno dell’area dell’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini: capace di “portare” l’Orto negli spazi ai quartieri limitrofi (Bovisasca, Affori, Comasina, Bruzzano), nei mercati, nei cortili delle case, e di contribuire all’importante processo di riconversione e riappropriazione pubblica del Paolo Pini . La Kitchen Pop-Up - che nasce dall'incontro del Giardino degli Aromi con Super il festival delle periferie - è dunque funzionale a un progetto di convivialità estesa e di accoglienza, che ha una forte componente simbolica, perché racconta la condivisione del tempo, l’intimità, la capacità e il gusto di raccontarsi. Perché nel mangiare assieme si divide ben più che il cibo. Un progetto trasversale Il progetto si pone finalità multiple: a partire da un obiettivo generale di promozione del benessere psico-fisico, esso sviluppa soprattutto un ragionamento attorno al tema di una accoglienza “di secondo livello”, che punti alla emancipazione dai bisogni primari e dalla urgenza e alla reale integrazione, che non può che basarsi sulla costruzione di forme di indipendenza e di attiva partecipazione alla vita della comunità.  Il coinvolgimento prioritario di giovani migranti ha lo scopo di includerli in una attività utile all’intera Comunità, pensando il tempo del lavoro come tempo di costruzione di relazioni e di affermazione della propria capacità di partecipare. Con questo intento, il percorso dal produrre al cucinare e mangiare assieme è pensato come percorso di emancipazione, cura di sé e costruzione della comunità. Il percorso di co-progettazione e di costruzione collettiva, infine, è orientato non già a “formare” i partecipanti al lavoro artigianale (pur prevedendo l’allestimento di un cantiere temporaneo, con l’ausilio di alcuni artigiani “tutor”), quanto, soprattutto, a renderli partecipi e responsabili della creazione di un bene comune, dando significato sociale e culturale al tempo del lavoro. Tale percorso partirà dalla comunità degli ortisti e dalle pratiche che essa mette in atto. Il coinvolgimento di saperi esperti servirà a coniugare bisogni, desideri, creatività e artigianalità / saper fare, pervenendo a un risultato unico e specifico, ma allo stesso tempo ripetibile e comunicabile, che potrà servire da prototipo per comunità ed esperienze analoghe.

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